mercoledì 15 maggio 2019

L'ira di Achille...la mia ira oggi. "Iliade", libro I, vv. 327-359

Ricordo molto chiaramente l'ultima volta in cui mi sono arrabbiato!
Mi era appena stata comunicata la notizia della malattia; erano molti i sentimenti che navigavano nella mia mente come barche in tempesta.
Sicuramente la rabbia prevaleva sugli altri. Era una rabbia insolita, che non avevo mai provato, contro il mondo intero, senza limiti, perché la mia vita era stata sconvolta e io ero impotente contro un nemico invisibile.
Avevo voglia di gridare a tutti che non era giusto!
Ricordo che, a un certo punto, la rabbia e la tristezza si sono fuse in un unico sentimento che è sfociato nel pianto. Un pianto che solo i miei genitori sono riusciti a consolare.
È come dopo ogni tempesta torna il sole, piano piano, queste forti emozioni negative se ne sono andate e sono state sostituite da pensieri felici, anche grazie all'ambiente amorevole trovato in ospedale, alla famiglia, agli amici.
L'ira, nelle persone violente, può portare ad atti estremi che feriscono profondamente altre persone.
Ferire non significa solo picchiare. Gli insulti possono provocare ferite gravi che non sempre riescono a guarire.

                                                               

L'opera inizia con l'attacco di un drago al principe Tamino che per lo spavento sviene. È così soccorso dalle tre dame della regina della notte che gli mostrano un ritratto di Pamina, la figlia della regina, rapita dal malvagio Sarastro.
Il giovane se ne innamora e giura di salvare la fanciulla. All'udire le parole del principe, la regina fa la sua comparsa trionfale e lamenta il suo dolore per la perdita della figlia.
L'ira e la collera della regina si rivolgono agli dei. In questi versi ella esprime al massimo il suo odio verso Sarastro e, con la sua acuta voce da soprano, mostra tutta la sua rabbia verso il nemico.

                                                                    Leonardo, I liceo delle Scienze Umane

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